Stardust

Blog di Marco Castellani

Il cosmo e la poesia (III)

Nel numero scorso, abbiamo sospeso la nostra riflessione su cosmo e poesia alludendo a quel mistero, che la poesia custodisce e difende. Credo valga la pena ripartire proprio da qui, perché è uno dei luoghi privilegiati dove poesia e studio del cosmo si possono davvero incontrare.

La parte di non essere è usualmente più libera, meno ingombrata, meno carica di pregiudizi e posizioni prese. Il vuoto del resto – la fisica moderna ce lo insegna – è tutt’altro che una zona morta, ma a guardarci bene è un pullulare di vita incredibile, un continuo zampillare di particelle che poi si annichilano rapidamente solo per riformarne altre, continuamente diverse, con mirabile abbondanza e ricchezza d’invenzione. Insomma, il vuoto quantistico è tutt’altro che vuoto, anzi è proprio il modo di intendere il vuoto una delle cose che più distingue la fisica moderna da quella classica. Da come guardi una mancanza, si capisce come guardi tutto, potremmo dire.

Loading

Attraversare portali

Bella ed appassionante la conversazione di ieri pomeriggio con Gloria Ferrari, intriganti le domande e allo stesso tempo aperte. Domande in cui potevo mettere me stesso, nella misura esatta in cui lo desideravo. E piano piano, parlando, mi veniva naturale – anche per il tono accogliente dell’intervistatrice – mettere di più me stesso in quel che dicevo.

Davvero, raccontando qualcosa racconti comunque la tua storia. Se racconti con passione, racconti non tanto e non solo del cosmo, delle galassie, del Big Bang, dell’energia e della materia oscura, dei pianeti e delle stelle, ma racconti comunque di te. Nella misura in cui questo universo ti è entrato nel sangue (e più ne parli più ti entra nel sangue), raccontandolo racconti la tua storia. E non puoi fare altro, in fondo.


Poiché l’universo è fatto di storie, ognuno ha semplicemente la sua storia da raccontare, diversissima da quella degli altri. Forse uno guarisce accogliendo il fatto che la sua storia è realmente unica, lasciando perdere di copiare gli altri, rilassando quel desiderio distorto di uniformarci che, comunque, non ci salverà la vita.

Loading

A Grosseto, cercando l’umano

Così è andata, come si era detto. Ma anche meglio, molto meglio di come si era pensato. La mattina di venerdì 22 marzo io e Paola siamo saliti in macchina, destinazione Grosseto. Con noi c’era Anita, come previsto. C’era con i libri, c’era nei racconti (le sue chiacchierate con Laura, la mamma astrofisica di professione), c’era nella mia testa con l’idea della sua esistenza, nell’ambito spaziotemporale del fantastico, certo. Un ambito quanto mai impattante sul reale, dunque un ambito – per farla breve – reale. Se infatti – da un punto di vista fisico – ciò che esiste è ciò che manifesta effetti nel presente universo, l’immaginario esiste, c’è poco altro da dire.

Disquisizioni a parte, è stata una giornata piena quella del 22 marzo a Grosseto. Per tutti quanti, sia per gli abitanti dello spazio che chiamiamo reale, sia per quella tipetta dello spazio che ci piace definire immaginario.

La mattina, poco dopo essere arrivati a Grosseto, un paio d’ore a parlare di Anita e la Luna, perché sapete, questa ragazzetta curiosa ha da dire la sua anche sul nostro satellite, ci mancherebbe. E anche su quello, ha tantissime domande. Come tante domande – grazie anche al lavoro preparatorio degli ottimi insegnanti – hanno fatto i ragazzi della scuola media Madonna delle Grazie, tanto che nella mattinata non si è parlato appena della Luna, ma del cosmo, dei buchi neri, delle sonde Voyager, del destino dell’universo… e non ci si sarebbe fermati mai!

La curiosità allegra di questi ragazzi, di queste stelle in formazione, del resto, è qualcosa che è di insegnamento per me adulto: il contatto con loro è un mutuo scambio, perché se io posso forse insegnare qualcosa sul cosmo, loro certo insegnano molto su come ritornare a vivere in modo autentico dentro questo cosmo che descrivo loro, cioè con curiosità allegria e voglia di fare. Ed può sembrare buffo che io adulto debba tornare ad impararlo, ad impararlo da loro, ma è così. E sono contento, che sia così. Che salire in cattedra sia anche uno scendere da certi propri inutili piedistalli interiori. Cose che fanno bene, ogni tanto.

Loading

Il cosmo e la poesia (II)

Come abbiamo iniziato a comprendere la volta scorsa, la poesia ha costantemente guardato al cielo con quel senso di meraviglia che a volte l’impresa scientifica (possiamo pur dirlo) ha perso di vista, incalzata dall’inesorabile progredire della tecnica e dalle nuove possibilità che si aprono continuamente – in particolare – per l’esplorazione dello spazio. La poesia è allora ciò che aiuta l’astronomo a rientrare in sé, a recuperare la sua umanità e quindi lo aiuta e a tornare amico delle parole e perciò stesso, a raccontare e raccontarsi. Se l’intero è più della somma delle sue parti, il cosmo è ben più della mera collezione delle informazioni riguardanti gli oggetti che lo compongono. Il poeta non si cura di studiare la struttura degli interni stellari, compito senz’altro dell’astrofisico: egli intende piuttosto di riportarci a quella comprensione globale del cosmo che pur ci appare necessaria. Può esserci ancora spazio, in questo mutuo soccorrersi, per interrogativi oziosi su quale delle due attività sia da considerare privilegiata?

Busto di Saffo conservato nei Musei Capitolini a Roma

In fondo, la poesia è la divulgazione del mistero del cosmo e dell’uomo, in modalità fascinosamente sintetica e secondo la difformità di visioni che garantisce, per cui la scienza che torna amica della poesia è una scienza che si fa divulgare con maggior facilità e con più deciso riscontro. La poesia insomma fa bene alla scienza (ma vale anche il viceversa).

Loading

Sguardi di luce

Ormai ci siamo. Il giorno 22 marzo sarò a Grosseto nell’ambito di una bella iniziativa, la rassegna “Sguardi di luce”, organizzata dall’instancabile amico Pasqualino Casaburi, che con la sua creatività intelligente ha dato forma a queste possibilità di incontro.

Questa la locandina dell’iniziativa. Quello che mi fa più piacere è partecipare a qualcosa che non è soltanto mio, non è una cosa che organizzo io, ma è un’opera collettiva. Una piccola opera che si innesta in una più grande opera comune.

Loading

Ripartire dalla Luna

A volte è semplicemente così, si ha appena bisogno di una ripartenza. Il rapporto tra noi e la Luna ha raggiunto il culmine, come sappiamo, tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta, quando siamo arrivati al contatto umano. Dall’Apollo 11 all’Apollo 17 (fatta eccezione per l’Apollo 13 che è dovuta rientrare assai fortunosamente alla base), dodici astronauti hanno camminato su di un altro mondo, lo hanno toccato, esplorato. Hanno portato a casa delle rocce, portando così a contatto quel mondo con il nostro mondo.

Odysseus è sulla Luna
(Crediti: Intuitive Machines)

Si pensa ora a tornare, si ragiona su come riallacciare un rapporto. In più di mezzo secolo tante cose sono cambiate, incluse le motivazioni stesse del nostro rapporto con la Luna. Nei secoli scorsi si immaginava che sulla Luna ci fosse vita, che fosse addirittura un pianeta abitato. Le prime missioni spaziali fecero capire che quello che essenzialmente ci si poteva trovare erano sassi e roccia: un po’ si perse l’interesse, di fatto tre missioni Apollo (il programma doveva arrivare originariamente fino ad Apollo 20) furono cancellate.

Loading

Il cosmo e la poesia (I)

Da più parti ormai si percepisce la necessità indilazionabile di un punto di sintesi ed unione delle diverse discipline. Assai concreto, in questo tempo, il rischio di una sorta di cosmica confusione: migliaia di emittenti su centinaia di frequenze diverse e da decine di media propongono messaggi ed offrono ricette per la vita (per citare il grande Franco Battiato).

Da astrofisico e scrittore, ho percepito sempre molto forte l’esigenza di comporre prima di tutto in me stesso istanze in apparenza divergenti, come quella scientifica e quella letteraria. Va da sé, operazione necessaria: questo universo non può essere compiutamente pensato la poesia, perché rimane arido e asettico, poco interessante, ultimamente inaccessibile. Sepolti da tonnellate di big data, perdiamo il senso di ciò che stiamo indagando. Così accade, se ci affidiamo esclusivamente alla scienza ed alla tecnica, per sviluppare una narrazione complessiva del cosmo.

Loading

Prendersi spazio

Sì, veramente bella questa fotografia ad alta esposizione – acquisita dalla Stazione Spaziale Internazionale – che mostra il bagliore atmosferico della Terra, sullo sfondo di un meraviglioso cielo pieno pieno di stelle.

Una meravigliosa vista del nostro pianeta, immerso in un cielo pieno di stelle
Crediti: NASA, ESA/Andreas Mogensen

La foto è stata scattata il 21 gennaio di quest’anno. In quel momento, il celebre laboratorio orbitale si trovava a 258 miglia sopra l’oceano Pacifico, a nord-est della Nuova Guinea. Sulla sinistra si intravedono il modulo scientifico Nauka ed il modulo di aggancio Prichal (entrambi, realizzati dall’agenzia spaziale russa, Roscosmos).

Loading

Page 1 of 389

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén